Sono arrivata in Malawi un giovedì pomeriggio di settembre inoltrato, lasciando gli affetti e portando con me la stanchezza e le domande dell’Italia insieme alla curiosità per tutto quello che la mia permanenza a Balaka aveva in serbo per me. Avevo scelto di trascorrere un mese come volontaria a Balaka perchè convinta che una realtà del genere ha tanto da insegnare, più che per il minuscolo aiuto che forse avrei potuto dare. Non è facile riuscire a spiegare con le sole parole quello che effettivamente è stato, perchè un’esperienza come questa la si può capire fino in fondo solo vivendola. Già durante il tragitto dall’aeroporto alla casa del volontario, sebbene un pò intontita dal lungo viaggio, ho iniziato ad essere “bombardata” da impressioni e sensazioni completamente sconosciute, iniziando a rendermi conto che il Malawi è molto di più di quello che avrei potuto immaginarmi o aspettarmi. Arrivata alla casa del volontario sono stata accolta calorosamente e questo senso di accoglienza, insieme alla grande attenzione che tutti hanno avuto nei miei confronti, non è mai venuto meno durante tutta la mia permanenza. Una delle cose che mi ha più colpito sono stati i sorrisi delle persone: ovunque andavo le persone mi sorridevano, non importava la situazione in cui si trovavano, loro sorridevano. La prima settimana ho cercato di capire dove mi trovavo osservando molto dal momento che, oltre alla lingua inizialmente per me incomprensibile, era tutto nuovo e molto diverso dalla realtà a cui ero abituata… Poi pian piano ho iniziato a sapermi orientare un pò di più, a distinguere alcune parole all’interno di un discorso (che prima mi sembrava solo una confusione di suoni). Ogni giorno è stato un regalo: entrare in contatto con i malawiani cominciando a conoscerli e collaborando con alcuni di loro mi ha arricchito molto. Mi hanno insegnato ad essere più semplice perchè lì mancano tante cose, i problemi sono tanti, spesso non facili o immediatamente risolvibili, eppure nonostante tutto loro vanno avanti e ti sorridono anche! Lì non avevo tante cose, a cominciare dall’elettricità che spesso saltava, ma più i giorni passavano più mi rendevo conto e mi stupivo del fatto che in fondo tutte quelle cose o le comodità non mi mancavano più di tanto, e che io ero davvero contenta e lieta (tanto da decidere di prolungare di due settimane la mia permanenza). Non è stato sempre facile perchè la realtà è molto cruda e ti provoca: se guardi attentamente ti rendi conto che la vita è molto difficile, che certe situazioni sono davvero dure…. sei più provocato a chiederti il senso delle cose e della vita. Anche entrare in relazione con i locali non è stato immediato, spesso è stato difficile e con alcuni ho continuato a fare fatica, ma grazie anche all’aiuto degli amici che ho trovato lì (che mi hanno accolto e voluto così com’ero) non mi sono fermata a questo e sono ripartita. Stando lì ho scoperto anche alcuni aspetti di me che in Italia non conoscevo, e questo mi ha reso più me stessa. Mi sono ritrovata addosso qualcosa che non avrei mai potuto generare da me; mi sono sentita parte di qualcosa di più grande, qualcosa che è possibile grazie a tutti coloro che mettono tutto l’impegno e la serietà di cui sono capaci. È stata un’esperienza che ha cambiato tante cose in me: tornata in Italia mi sono sorpresa di un modo diverso di affrontare la vita, avendo sperimentato una pienezza tale. Mi accorgo di poter guardare tutto in modo diverso, più vero; per cui tante cose che prima sembravano normali o importanti, adesso acquisiscono un senso e un peso diverso, più giusto. Tornare in Italia è servito anche a capire che, così come tante cose che noi abbiamo sono superflue e che in fondo non sono ciò che ci rende più felici, così tante altre, che invece diamo per scontate, non lo sono affatto (come l’elettricità). Cosa ha permesso questo? Penso che sia stato grazie a una disponibilità e uno sguardo semplice, che non mi sono data io e che è stata una grande grazia.
Grazie.
Silvia